Ci sono quattro paesi nella parte più a nord della provincia di Asti che da tempo immemorabile sono legati alla coltivazione del Nebbiolo. Sono Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti. Da soli sono piccole realtà amministrative, insieme sono un’area vitivinicola importante e di grandi prospettive. Sono, infatti la zona di origine dell’Albugnano Doc, uno dei vini prodotti in Piemonte con il vitigno Nebbiolo.
Strana cosa è il fatto che quest’area sia stata spesso inclusa in quello che viene denominato “Basso Monferrato” in relazione all’altitudine delle colline. Ma per Albugnano e i paesi limitrofi questa definizione suona un po’ come una beffa. Questa piccola terra “da Nebbiolo” ha parecchi spazi di collina in bella altitudine, come i 549 metri sul livello del mare di Albugnano stesso o come gli altri che vengono subito a ruota con colline che stanno al di sopra anche dei 400 metri. Fa parzialmente eccezione il centro di Castelnuovo Don Bosco, situato a circa 250 metri di altitudine, ma le colline circostanti dov’è accolta la coltivazione vitata salgono ben oltre questo livello.
Anche gli altri due paesi hanno altitudine significative, almeno 320 metri Passerano Marmorito e 410 Pino d’Asti, a conferma di un territorio che può beneficiare di una bella altitudine come fattore produttivo di particolare interesse per l’uva Nebbiolo che qui si produce.
Una vitivinicoltura di qualità
Non è difficile convincersi che la coltivazione della vite in questa piccola parte del Piemonte è un carattere identificativo della sua realtà agricola. Lo si capisce ammirando le linee ondulate e spesso ripide delle colline, dove la vite ha radicato da tempo, colline che si rincorrono, si scontrano o se ne stanno appaiate senza incontrarsi mai.
Tra le colline ci sono valli, più o meno ampie e più o meno scavate, che accolgono coltivazioni diverse dalla vite e disegnano un altro tipo di realtà agricola. Anche se per anni, i produttori di questo territorio ne hanno solo parzialmente capito la grandezza e la capacità produttiva nel fare vino di qualità, oggi finalmente il Nebbiolo è diventato anche qui un vitigno amato e rispettato.
D’altronde, non è da adesso che su queste colline il Nebbiolo ha trovato uno spazio privilegiato. Tornando indietro nella storia e nel cammino che questo vitigno ha fatto per affermare la sua presenza in Piemonte, ci si rende conto che su queste colline del Nord astigiano è presente da secoli. Nel territorio di Albugnano, infatti, ancora oggi è presente un edificio prestigioso – l’Abbazia di Vezzolano – i cui monaci seppero dare spazio e attenzione al Nebbiolo quando esso stava attraversando le terre piemontesi per raggiungere le coste collinari dell’Albese, che avrebbero dato origine a grandi vini come Barbaresco e Barolo.
Non va neppure dimenticato come la prima citazione riferita al Nebbiolo, risalente al 1268 sia stata rintracciata a Rivoli, in provincia di Torino, non troppo lontano da qui, come si può vedere consultando i “Documenti sulla Storia del Piemonte”.

E questo territorio con il suo vino rosso Albugnano Doc, dove il vigneto ha una presenza significativa, rappresenta bene lo stile di coltivazione e produzione del Nebbiolo, una varietà che non condivide i grandi numeri e neanche le vaste superfici. La sua stessa diffusione mondiale, ben inferiore ai 10.000 ettari, dimostra che si tratta di una varietà che ama le piccole terre, le zone appartate, i posti riparati e anche per questo è lo strumento ideale giusto per generare vini preziosi e dal carattere irripetibile.
In questa zona, il Nebbiolo non ha l’esclusiva della coltivazione viticola, ma condivide lo spazio con altre varietà. Così, i caratteri del singolo versante collinare trovano in questa eterogeneità varietale la possibilità di ben interpretare i suoli variegati che qua e là si rintracciano. Accanto al Nebbiolo, si trova la coltivazione del Freisa, un vitigno che ha una stretta parentela con il Nebbiolo stesso e che qui rivela una lunga tradizione di coltivazione. Poi, la Malvasia di Schierano e quella Lunga Nera, base produttiva della Malvasia di Castelnuovo Doc Bosco Doc; poi ancora, il Barbera, legato tanto alla Barbera d’Asti Docg, che a quella del Monferrato Doc. Inoltre, non vanno trascurate altre varietà, bianche o nere, autoctone o internazionali, precoci o tardive, che partecipano alla produzione della Doc Monferrato e della Doc Piemonte (Bonarda, Grignolino, Dolcetto, Albarossa, Chardonnay, Riesling, Merlot per citare i più rintracciabili).
Ambiente, paesaggio e biodiversità
La zona di origine dell’Albugnano è il cuore di un territorio più ampio che coinvolge da un lato la Collina Torinese con i suoi 28 comuni a dall’altro il Nord Astigiano con altri 36 paesi. In questa zona, la viticoltura rivela un’interessante simbiosi con altre colture, soprattutto boschi, noccioleti, frutteti, seminativi e prati, che danno i foraggi per l’allevamento del bestiame.
La frutticoltura è legata al nocciolo con la Tonda Gentile Trilobata e ad altri alberi da frutto (ciliegie, pesche e albicocche). Nel bosco e negli spazi marginali, dove si trovano anche interessanti incolti gestiti, ci sono gli alberi tradizionali del territorio (salici, tigli e querce) che regalano il tartufo bianco. Ad Albugnano, poi, è presente un fiore molto raro, il Giglio selvatico di Albugnano o Giglio Martagone (Lilium màrtagon), un fiore color roseo-vinoso punteggiato di scuro, che vegeta spontaneo nei boschi e la cui raccolta è vietata. Troviamo questo giglio nelle decorazioni dell’altare dell’Abbazia di Vezzolano e con tre esemplari nello stemma comunale di Albugnano.
Dal punto di vista climatico, qui domina lo stile continentale, con le stagioni estive caratterizzate di solito da brezze costanti e venti leggeri grazie alla ricca dotazione di boschi e la buona altitudine delle colline. Ne nasce un clima propizio per la coltura viticola, soprattutto del Nebbiolo, che – nella fase di maturazione delle uve – apprezza le escursioni termiche tra giorno e notte che favoriscono l’accumulo di zuccheri e la lenta retrogradazione acida.

Le regole che guidano la produzione dell’Albugnano Doc
Il Disciplinare che regola i processi produttivi dell’Albugnano Doc in vigna e in cantina è stato varato dal Decreto Ministeriale del 6 maggio 1997.
Le tipologie producibili sono tre, Albugnano, Albugnano Rosato e Albugnano Superiore. Le tre tipologie hanno la medesima base ampelografica, costituita da Nebbiolo almeno all’85%.
È possibile accompagnare questa varietà ma solo fino al 15%, con altre uve del territorio, da sole o congiuntamente (Freisa, Barbera o Bonarda). L’assemblaggio con le altre varietà (soprattutto Freisa e/o Barbera) aveva raccolto tanti consensi a fine Anni Novanta e inizio Duemila. A cominciare dal 2014-2015 ha preso vigore l’idea di produrre l’Albugnano con le sole uve Nebbiolo, condizione che oggi è pressoché generalizzata tra i vari produttori.
La zona di origine dell’Albugnano è composta da quattro paesi del Nord Astigiano (Albugnano, Castelnuovo Don Bosco, Passerano Marmorito e Pino d’Asti), in zona di origine per la totalità dei loro territori. In quest’area, la coltura del Nebbiolo trae grandi vantaggi dalla spiccata altitudine delle sue colline. Al carattere dell’altitudine se ne aggiungono altri altrettanto favorevoli: il suolo di origine miocenica, con prevalenza di marne ricche di calcare e limo e a volte di argilla, altre volte di sabbia.
In vigneto, la resa massima di uve a ettaro è fissata per l’Albugnano e l’Albugnano Rosato in 9.500 chilogrammi, mentre per l’Albugnano Superiore in 8.500 chilogrammi. La resa massima dell’uva in vino è stabilita del 70%.
Per quanto concerne la maturazione in cantina, Albugnano e Albugnano Rosato non hanno obblighi, mentre l’Albugnano Superiore deve matura re almeno un anno dal 1° gennaio dopo la raccolta delle uve. Di questi, almeno 6 mesi devono trascorrere in contenitori di legno.
Per quanto concerne le caratteristiche del vino, la gradazione alcolica minima è indicata per l’Albugnano e l’Albugnano Superiore in 11,50%Vol e per l’Albugnano Rosato in 11,00%Vol.
I caratteri organolettici dell’Albugnano e del Superiore sono complessi e privilegiano in gioventù i profumi floreali e fruttati, coinvolgendo nel tempo anche sentori eterei e speziati, che rendono il vino ancora più accattivante. Spiccata è poi la capacità del vino di resistere al tempo, anche per parecchi anni, mantenendo sempre espliciti i caratteri dell’origine.

I principali dati produttivi
I dati economici delle ultime due annate rivelano un andamento piuttosto stabile relativamente a superfice vitata rivendicata: 35,87 ettari nel 2021 e 33,53 ettari nel 2022.
Quanto alla produzione effettiva, il 2021 ha portato nelle cantine del territorio 211.215 bottiglie da mettere sul mercato, mentre quella del 2022 ha dato origine a una produzione inferiore (154.924 bottiglie) a causa dell’andamento climatico con scarse precipitazioni, che hanno determinato una minore fertilità dell’annata e resa uva/vino inferiore alla media.
Segmentando la produzione tra le tipologie, la quota più rilevante spetta all’Albugnano Superiore (89,2%), seguito dall’Albugnano senza altra specificazione (8%) e dall’Albugnano Rosato (2,8%).
L’enoteca regionale dell’Albugnano
L’Enoteca Regionale dell’Albugnano è stata fondata il 12 aprile 2019 con il coinvolgimento di una ventina di azienda che producono l’Albugnano Doc. Insieme a esse anche il Comune di Albugnano. Scopo dell’iniziativa era quello di valorizzare i vini, i prodotti agroalimentari e artigianali del territorio di produzione dell’Albugnano Doc e delle aree limitrofe, in particolare la Collina Torinese e il Nord Astigiano.
La sede dell’Enoteca Regionale dell’Albugnano è ad Albugnano in Via Roma, 9 nell’ex Scuola Elementare “Camilla Serafino” di proprietà del Comune di Albugnano. La storia dell’edificio scolastico inizia nel 1927 quando la nobildonna Camilla Serafino lascia al Patronato scolastico di Albugnano la somma di 100.000 lire per la costruzione di una scuola pubblica. La ricca donazione, insieme ad altre offerte e ai contributi di vario tipo di molte famiglie del paese, ha permesso di costruire l’edificio che è stato inaugurato nel 1931.
L’Enoteca Regionale dell’Albugnano fa parte del circuito delle Enoteche Regionali che costituiscono uno straordinario strumento promozionale a favore dei vini piemontesi di qualità.
Il progetto “Albugnano 549”
Negli ultimi anni, a partire dal 2017, qualcosa si sta muovendo in questo territorio di colline, grazie alle nuove generazioni di produttori, che – in sintonia con coloro che hanno conservato gelosamente in questa zona l’identità del vitigno Nebbiolo e del suo vino – hanno cominciato a lavorare insieme e a individuare soluzioni comuni di promozione.
È nata così l’associazione “Albugnano 549” che sta lavorando per privilegiare la produzione dell’Albugnano Doc con il Nebbiolo in purezza per ottenere vini di qualità, struttura e longevità. Il riferimento “549” prende spunto dall’altitudine di Albugnano, il cui centro storico è collocato proprio a 549 metri sul livello del mare.
L’associazione “Albugnano 549” oggi raggruppa una quindicina di aziende del territorio e sta lavorando per dare opportunità sempre più significative a chi ha dimostrato in questa zona di credere nel vitigno Nebbiolo e nella sua capacità di produrre vini di qualità e di spiccata longevità.
Questo articolo si trova nel quarto numero di Barolo & Co. pubblicato il 20 novembre 2023.
















